ijf14Con oltre 500 relatori provenienti da tutto il mondo e più di 220 sessioni, si è aperta oggi l’ottava edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, (qui tutti gli appuntamenti), che quest’anno, per la prima volta, ha preso il via a Roma con un’inedita anteprima all’Auditorium Parco della Musica. Qui lunedì due direttori: Ezio Mauro di Repubblica e Alan Rusbridger del Guardian, si sono confrontati sul rapporto tra media e potere: “War on Journalism”. “Quella di quest’anno è un’edizione speciale – ha detto in apertura della serata capitolina Christopher Potter, co-fondatore del Festival insieme ad Arianna Ciccone – per diversi motivi: la campagna di crowdfunding, la presenza di oltre 500 relatori e 220 sessione, peraltro con un’alta percentuale di donne e inoltre per la prima volta abbiamo organizzato un evento del Festival fuori da Perugia. Siamo a Roma per ampliare i nostri orizzonti”. Come ha spiegato il direttore Relazioni Esterne di Enel, Gianluca Comin, l’idea di trasferire il Festival a Roma era nata nei mesi scorsi, quando la mancanza di fondi aveva rischiato di compromettere un evento che è diventato ormai un’istituzione, un momento di confronto imprescindibile e non solo per gli “addetti ai lavori”, ma per tanti cittadini che hanno voglia di confrontarsi su politica, attualità, cultura. E’ stata invece la straordinaria campagna di crowdfunding a consentire che l’edizione di quest’anno si svolgesse e che come sempre avesse come location Perugia. L’anteprima capitolina è stata però un momento di confronto sullo scontro tra potere e politica. “Il giornalismo – ha ijf14spiegato il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, che due settimane fa ha vinto il premio Pulitzer per l’inchiesta Datagate – serve per fornire i fatti in modo tale che vi possa essere un dibattito altrimenti non faremo altro che vivere nell’oscurità e qualsiasi dibattito sarebbe inutile”. Il confronto, moderato dal giornalista Enrico Franceschini di Repubblica, si è soffermato sui cambiamenti prodotti dal web. “La funzione del giornalismo – ha spiegato Ezio Mauro, direttore di Repubblica – è ancora molto importante, perché mentre in internet quello che conta è la velocità di scorrimento e la capacità di portata, proprio come nei fiumi, la funzione del giornale invece è quella di non far parte del flusso, ma di cercare di dare una ricostruzione della realtà. Sia Assange che Snowden hanno cercato i giornali. Chiediamoci il perché. Per quale motivo non hanno gettato tutto in rete? Perché i giornali hanno lavorato dentro le carte e svolto l’esatta funzione del giornalismo, cioè hanno selezionato, gerarchizzato, hanno dato un senso a quel materiale. E poi c’è un’altra funzione che è quella importante del giornalismo, che è quella di indagare in quella zona particolarissima delle società democratiche, dove si svolgono le contraddizioni del potere”. Un giornalismo inteso come funzione pubblica.
“La cosa che mi ha fatto piacere riguardo al premio Pulitzer – ha detto Alan – è che sia stato assegnato per un servizio reso al pubblico. E credo sia andato oltre il giornalismo. I giudici del premio hanno detto che era stato effettuato un servizio pubblico rendendo note queste ijf14informazioni. Credo che sia stato negativo per la Gran Bretagna il fatto che il primo ministro abbia ordinato al segretario di Gabinetto e quindi al Guardian di distruggere i nostri computer. Credo che questo abbia danneggiato il concetto stesso della Gran Bretagna in qualità della culla della libertà di parola e abbia inviato un pessimo segnale ad altri paesi della libertà di stampa. In America abbiamo trovato un santuario grazie al primo emendamento”. E sempre sul rapporto tra potere e media Ezio Mauro ha aggiunto che “Il potere ha una capacità di egemonia culturale che si esercita soprattutto nel banalizzare i temi”. Ed è quanto si è tentato anche con il Guardian minimizzando il loro lavoro che invece ha consentito di venire a conoscenza di cose tenute all’oscuro. “Non sapevamo – aggiunge Mauro – che 38 ambasciate erano spiate, non sapevamo che il vertice del G20 di Londra erano infiltrato ed erano stati montati degli internet cafè per raccogliere le comunicazioni via internet in tempo reale e trasmetterle agli analisti, non sapevamo che capi di Stato e di Governo venivano intercettati, così come milioni di cittadini. Non sapevamo che stavano progettando di trasformare telefoni cellulari in spia, che stavano monitorando 350 alberghi nel mondo per intervenire con intercettazione delle camere. Nel pulviscolo informativo nel quale viviamo non è possibile nascondere le notizie, allora il compito del giornalismo è diventato dare un nome alle notizie che si pubblicano, che significa dare un peso alle notizie, misurarle e definirle per ciò che sono. Nel momento in cui si dà un nome si sconfigge la banalizzazione del potere”. E il direttore del Guardian chiude con una straordinaria considerazione sui giornalisti e sulla loro importanza.
“Uno dei compiti del giornalismo – ha spiegato – sta nel cercare di capire cosa ha valore. Uno dei nostri giornalisti ha scritto recentemente un libro sulle api e su come le api siano sotto minaccia. Quando le api sono sotto minaccia, l’intero mondo è sotto minaccia. Io percepisco la stessa cosa riguardo i giornalisti. I giornalisti per me sono come le api. Avete bisogno di giornalisti come avete bisogno delle api. La storia di Snowden non è venuta per caso c’è voluto il lavoro di 25 giornalisti”. Una demarcazione netta quella tracciata da Ezio Mauro tra giornalisti e potere. “Io per un periodo sono andato via dall’Italia per lavorare in Russia, perché dopo 8 anni ritenevo che i rapporti con i politici rischiavano di valicare un limite. Mi ero sempre dato un comandamento: non andare mai a pranzo o a cena con un politico. Doveva esserci un segno distintivo tra me e loro: il taccuino e la penna. Il giornalista è sul campo per farci dire quello che non ci vogliono dire. Siamo lì per conto del lettore. Non siamo dei protagonisti ma dei testimoni. Spesso dei testimoni privilegiati e lo siamo quando riusciamo ad essere al posto giusto al momento giusto. Noi siamo un’altra razza. Abbiamo altri compiti. Altre missioni. Non si potrebbe dormire tranquilli se si facesse qualcosa per commistione con il potere”.

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Con oltre 500 relatori provenienti da tutto il mondo e più di 220 sessioni, si è aperta oggi l’ottava edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, (qui tutti gli appuntamenti), che quest’anno, per la prima volta, ha preso il via a Roma con un’inedita anteprima all’Auditorium Parco della...