IMG_4120Sgominata dalla squadra mobile di Roma, la “banda del buco”, una batteria di rapinatori che proprio come nel film “i soliti ignoti” di Monicelli, praticava fori nel muro dei palazzi adiacenti le banche della Capitale con arnesi rudimentali e mesi di pazienza. E lo facevano utilizzando strumenti rudimentali con un lavoro che richiedeva mesi e pazienza. In manette sono finite otto persine tra i 60 e gli 80 anni, che si avvalevano della “preziosa” collaborazione di una basista e di auto clonate. Per loro l’accusa è di rapina aggravata con l’uso delle armi da fuoco, ricettazione, falsità materiale e furto aggravato. Tra loro l’unica incensurata è la donna di 35 anni, che secondo gli investigatori sarebbe la basista, gli altri invece sono noti pregiudicati appartenenti alla malavita romana con precedenti specifici per reati contro il patrimonio ed attivi nei quartieri Monteverde, Garbatella, Tiburtino, Casal Palocco ed Acilia. Uomini che appartengono ad un gruppo criminale specializzato in rapine e furti in danno di caveau presso Istituti Bancari ed Uffici Postali, delitti consumati o tentati. E ritenuti autori di una serie di rapine aggravate, commesse anche con l’utilizzo di armi da fuoco, ai danni di noti Istituto di credito della Capitale, siti nel quartiere Balduina ed  a pochi passi dalla Città del Vaticano. In una di esse, durante le festività natalizie, i malviventi travestiti da “Babbo Natale” si sono introdotti all’interno dei locali dell’istituto di credito nel quale, grazie alle “dritte” ricevute da una dipendente infedele riuscivano a perpetrare una rapina di centinaia di migliaia di euro con un ingente quantitativo d’oro custodito in una cassetta di sicurezza del “caveau”. E’ stato anche documentato un tentativo di rapina, effettuato mediante “un buco” nel muro, perpetrato dalla banda all’interno di uno stabile adiacente alla Banca Carige, a pochi passi dal cuore turistico di Roma, la Città del Vaticano. In quella circostanza, tuttavia, i malviventi non hanno potuto consumare la rapina poiché – una volta ultimato il foro di accesso alla banca praticato dal seminterrato dello stabile confinante – avevano trovato posizionata, in corrispondenza della parete dell’istituto, una cassaforte facilmente equivocabile per un complemento d’arredo della banca che, alla luce dell’ingente peso riscontrato, ha reso impossibile il suo spostamento e, di conseguenza, l’ingresso dei malviventi. Durante la pianificazione del colpo, tra i mesi di novembre 2013 e marzo 2014 la banda ha adottato numerosi stratagemmi per eludere le loro proprie responsabilità nell’evento delittuoso tra cui l’utilizzo – nei molteplici sopralluoghi anche di alcune ore ciascuno – di un’autovettura rubata sulla quale erano state applicate targhe clonate di analogo veicolo dello stesso modello, escamotage che ha permesso loro di viaggiare e stazionare indisturbati a pochi passi da un obiettivo sensibile come la Città del Vaticano. Il “buco” (largo cm 60×55 e lungo circa 90 cm) veniva poi scoperto la mattina del 10 marzo 2014 dai dipendenti della Banca Carige che verso le ore 8,20 di mattina contattavano il 113 per un intervento della Polizia di Stato.

 

 

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Sgominata dalla squadra mobile di Roma, la “banda del buco”, una batteria di rapinatori che proprio come nel film “i soliti ignoti” di Monicelli, praticava fori nel muro dei palazzi adiacenti le banche della Capitale con arnesi rudimentali e mesi di pazienza. E lo facevano utilizzando strumenti rudimentali con un lavoro...