Kim Minjung (Gwangju, 1962) è un’artista ponte tra la cultura orientale e quella occidentale, che ben conosce essendo giunta in Italia dalla Corea nel 1991 per seguire i corsi dell’Accademia di Brera a Milano, città dove tutt’oggi ha conservato uno studio e risiede per lunghi periodi. La mostra “Kim Minjung. Il Segno della luce” a cura di Gianluca Ranzi, dal 25 gennaio al 4 marzo 2012 al MACRO Testaccio presenta un grande lavoro ideato e realizzato appositamente per questa occasione dall’artista. È un’opera di circa trenta metri che appartiene al ciclo Mountains, una serie di lavori che Kim Minjung ha cominciato a realizzare dalla fine del 1997 e in cui la luce gioca un ruolo fondamentale creando un gioco impalpabile di trapassi atmosferici dal grigio perla al nero assoluto. La genesi di questa serie si trova in un’occasione particolare: una passeggiata all’alba, una roccia sul mare, l’osservazione delle onde. L’artista entra in risonanza con quel primo impulso sensoriale e si rapporta con l’infinità del tutto. In Mountain luce, oscurità e colore sono resi con delicatissime pennellate sovrapposte che paiono creste montuose o ondate sonore che continuano a vibrare e a comporsi in una infinità di toni digradanti. Altri lavori, che mostrano l’evoluzione del percorso pittorico di Kim Minjung, proseguono e completano la mostra. In essi risulta evidente come la combinazione di pieno e di vuoto sia una delle caratteristiche del lavoro dell’artista, ottenuta attraverso la sapiente composizione di sottilissime carte colorate unite all’uso del pennello, della china e della bruciatura: il colore e le forme si legano allo sfondo, sembra materialmente che lo buchino, lo attraversino da una parte all’altra. Le opere contengono una miriade di punti, cerchi, filamenti e striscioline, che creano uno spazio di risonanza col mondo organico e che richiamano la metamorfosi continua delle forme naturali. Anche l’elemento del fuoco, usato per bruciare i bordi delle sottilissime carte che a strati compongono l’immagine, è simbolo della mutazione istantanea degli elementi inseriti nel divenire naturale che distingue la vita delle cose. In questi lavori un filamento di china può divenire materia organica e organizzarsi in una famiglia di terminazioni nervose che fluttuano nello spazio dell’opera, il Nautilus assume la forma della spirale e richiama alla rigenerazione delle cose, le striscioline di carta bruciate ai bordi e sovrapposte nel ciclo delle Stories si organizzano in fasce verticali che sembrano racchiudere il segreto dei codici genetici, o altre volte, come negli Untitled, i piccoli tondi di carta si aggregano in strutture via via sempre più complesse che segnano e movimentano la superficie ecru della carta di fondo, testimoni del passaggio di stato da una condizione all’altra, della circolarità tra la vita e la morte. La mostra “Kim Minjung. Il Segno della luce” a cura di Gianluca Ranzi, è promossa dal Ministero degli Affari Esteri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, Camera di Commercio di Roma, con il supporto organizzativo e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Questa esposizione fa parte del programma della Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta che, grazie alla sinergia tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Roma Capitale, ha in programma tra ottobre 2011 e febbraio 2012, undici mostre – che spaziano dalla storia all’archeologia, dall’arte contemporanea all’attualità – e un ricco calendario di conferenze ed eventi.

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Kim Minjung (Gwangju, 1962) è un’artista ponte tra la cultura orientale e quella occidentale, che ben conosce essendo giunta in Italia dalla Corea nel 1991 per seguire i corsi dell’Accademia di Brera a Milano, città dove tutt’oggi ha conservato uno studio e risiede per lunghi periodi. La mostra “Kim Minjung....