di Morena Izzo

Il ciclone Renzi travolge anche Roma, ma cosa cambierà ora nella Capitale? Nulla. I dirigenti del Pd romano, erano e restano anti-renziani. E potrebbe non essere determinante la vittoria del sindaco di Firenze, premiato dalla partecipazione della gente, ma inviso ai vertici, in quelli che saranno i cambiamenti, inevitabili, che si ripercuoteranno anche sul Campidoglio. Cambiamenti attesi e già decisi dalle stanze del potere romano, dove la vittoria di Renzi avrà poca influenza.  La verità è che a Roma i renziani hanno sempre trovato la strada sbarrata. A partire dal risultato di Paolo Gentiloni, alle primarie a sindaco di Roma dello scorso aprile, quando totalizzò l’11 per cento dei voti. Stesso destino, appena un mese fa, al congresso romano del Pd per il “rottamatore” Tobia Zevi.

La base del Pd romano, per le primarie era tutta schierata a favore di Cuperlo, come il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che prima del voto aveva annunciato: “Non mi sono mai iscritto e non mi iscriverò mai a nessuna corrente, ma voterò Cuperlo. Penso che in un momento storico difficile come questo, il Pd abbia bisogno di eleggere segretario una persona che a tempo pieno si occupi di ricostruire un partito che oggi è fragile e dilaniato in mille contraddizioni. Un’opera immensa”. Come lui anche il segretario regionale del partito, Enrico Gasbarra e quello romano, Lionello Cosentino.

Ma prima ancora troviamo Goffredo Bettini, il “deus ex machina” del Pd romano, regista occulto delle scelte importanti, che hanno sempre ripagato il partito con risultati concreti e vittorie schiaccianti. C’è lui dietro la scelta di Gasbarra, Zingaretti, Veltroni. Con una visione lungimirante un’analisi acuta, Bettini è sempre riuscito ad individuare delle personalità forti della politica. E’ sua anche la scelta del sindaco Ignazio Marino, con il quale però ora il partito romano non è in buoni rapporti. E il primo cittadino si è infatti smarcato, dando il proprio sostegno al sindaco di Firenze. E come lui si sono espressi in pochi tra gli eletti, come ad esempio l’assessore all’Ambiente, Estella Marino, quello allo Sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana, Paolo Masini e a l’assessore alla Mobilità, Guido Improta. Per quest’ultimo, poi, a giudicare da quanto sta avvenendo in Campidoglio, la convergenza su Renzi, sembra essere l’unico punto di accordo con il primo cittadino.

Mentre alla Pisana, il neosegretario, ha potuto contare sul presidente del consiglio regionale, Daniele Leodori e sul capogruppo Marco Vincenzi, entrambi molto forti nella Provincia, dove i votanti sono stati 65 mila e 270 mila in tutto il Lazio. E anche se Renzi ha ribaltato il risultato dei congressi di circoli del mese scorso, quando aveva raccolto solo il 33 per cento dei voti degli iscritti, contro il 54 per cento di Cuperlo, la sua ascesa potrebbe non  mutare gli assetti della politica capitolina. Anche se tra i 135 mila elettori, che hanno votato alle primarie Pd, nei 225 seggi allestiti in città, il sindaco di Firenze ha ottenuto il 63 per cento, facendo calare le preferenze per Cuperlo al 19 per cento. Quest’ultimo superato da quelle raccolte da Civati, arrivato secondo a Roma con il 21 per cento. Tra le preferenze che ha raccolto Renzi, si contano anche quelle degli elettori del centro destra, che in realtà non hanno mai votato Pd.

Per nulla scontata, dunque, almeno a Roma, la vittoria del nuovo segretario. In periferia, invece, dove pure ha prevalso Renzi, le preferenze per Cuperlo sono state più alte rispetto a quelle raggiunte nei seggi del centro di Roma. Ci si interroga ora, dunque, su quali saranno le ripercussioni di questo “plebiscito” sul futuro di Roma Capitale, dove il Pd romano ha intenzione di intervenire con un rimpasto di Giunta, che Marino sta tentando di scongiurare.

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