di Daniele Goretti

Come giudicherebbero il nostro mondo di oggi personaggi storici come Garibaldi, Leonardo o Leopardi? Sicuramente è da questa domanda che deve essere partito il regista Silvio Soldini insieme agli sceneggiatori Doriana Leondeff e Marco Pettenello, con cui collabora da anni, creando la sceneggiatura del suo nuovo film “Il comandante de la cicogna”, uscito qualche giorno fa nelle sale e presentato in anteprima a Roma. Questi personaggi vengono rappresentati per mezzo delle loro statue che troneggiano nelle piazze italiane e, con le voci fuori campo di attori illustri quali Neri Marcorè, Pierfrancesco Favino e Gigio Alberti, commentano le vicende narrate nel film, la cui trama surreale non finisce di certo qui. “Il comandante e la cicogna” narra la vicenda di Leo(Valerio Mastrandrea), un idraulico che ogni giorno affronta l’impresa di crescere due figli adolescenti come Elia e Maddalena, dividendosi tra il lavoro con l’aiutante cinese Fiorenzo e le incombenze di casa, scandite dalle apparizioni affettuose di Teresa (Claudia Gerini), moglie morta di Leo. Parallela è la storia di Diana (Alba Rohrwacher), un’artista sognatrice e squattrinata che fatica a pagare l’affitto di casa al proprietario Amanzio (Giuseppe Battiston), originale moralizzatore urbano che ha lasciato il lavoro per un nuovo stile di vita. Amazio stringe amicizia con Elia, il figlio di Leo che invece conosce Diana da Malaffano (Luca Zingaretti), un avvocato strafottente e truffaldino. Leo capita nel suo studio quando scopre che la figlia è protagonista suo malgrado di un video erotico su internet, Diana invece è già da un po’ che passa nello studio le sue giornate, per affrescare una parete, assecondando le manie di grandezza dell’avvocato. Le loro storie s’intrecciato in una città, Torino, emblema del nostro tempo, tutto sotto lo sguardo ironico e severo delle statue, che commentato le sorti di un’Italia alla deriva. Soldini, dopo due film di un realismo quasi documentaristico, torna alla commedia paradossale dei tempi di “Pane e tulipani”, ma in questo caso il surrealismo risulta amplificato, non solo per la trovata delle statue che si muovono e parlano, che lo stesso regista ha ammesso di aver ripreso dal film “Jonas che avrà 20 anni nel 2000” di Alain Turner, ma anche per l’interazione del protagonista Mastrandrea con la moglie Gerini defunta. Un espediente, quello dei morti personificati che parlano con gli altri protagonisti, usato in tanti film americani e non solo, ma a cui Soldini e gli sceneggiatori, come hanno spiegato, non hanno  preso ispirazione.  <<Dopo due film girati il più possibile dentro la realtà- ha spiegato il regista al momento della presentazione alla stampa del suo nuovo film- avevo voglia di tornare alla leggerezza, all’ironia e di pensare ad una storia ariosa e corale. Per parlare di questo paese sempre più “melmoso” e corrotto, dov’è sempre più dura abitare e vivere a causa della volgarità imperante, del cattivo gusto, della furbizia, della politica, delle notizie che ogni giorno ci tocca leggere sui giornali. Credo che “Il comandante e la cicogna” sia nato proprio da una necessità di ribellione, mia e dei miei due sceneggiatori, al senso d’impotenza che in tanti sentiamo fin troppo spesso, da una volontà di volare sopra a tutta questa melma per riuscire ancora a sperare in un futuro diverso. Tutti i personaggi risultano strambi ma veri, ben caratterizzati, ognuno con la sua storia, le sue manie, le sue scelte, le sue incapacità…Bisognava creare un mondo dove personaggi in carne ossa, fantasmi, statue ed un personaggio cicogna potessero convivere…Alla macchina da presa, con il suo sguardo ed i suoi movimenti, questo compito di creare un’unica musica. Da qui lo stile della fotografia, la scelta di girare in digitale e di costruire intere sequenze con l’aiuto di effetti speciali. Ora posso dire che “Il comandante e la cicogna” è stato il film più difficile che ho fatto>>. Il film è impreziosito anche da un cast d’eccezione, ma pur trattandosi di tutti attori che da anni solcano il grande schermo, nell’interpretare i personaggi protagonisti di questa vicenda, ognuno con un dialetto di una parte dell’Italia che comunque non è la loro nella realtà, hanno trovato qualche difficoltà. <<Trovare il tono giusto in un film dove parlano le statue sicuramente è stato difficile- ha ammesso Luca Zingaretti- ma alla fine ne è nato un film divertente che spero piaccia, anche perché è una lettura amara, seppur sorridente, di quello che è oggi il nostro paese ed il suo degrado>>. <<Silvio ci teneva che parlassi con l’accento genovese- ha spiegato Claudia Gerini- ritengo che alla fine abbiamo fatto un bellissimo lavoro come attori ed è stato anche divertente>>.

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di Daniele Goretti Come giudicherebbero il nostro mondo di oggi personaggi storici come Garibaldi, Leonardo o Leopardi? Sicuramente è da questa domanda che deve essere partito il regista Silvio Soldini insieme agli sceneggiatori Doriana Leondeff e Marco Pettenello, con cui collabora da anni, creando la sceneggiatura del suo nuovo film...