“L’opera del Borgo ragazzi don Bosco ha un valore inquantificabile. Quello di tanti ragazzi che in questi dieci anni sono stati aiutati ad uscire dal disagio e dalla criminalità per riprendere gli studi e trovare un lavoro”. Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte, nel corso della tavola rotonda ‘Dall’accoglienza all’autonomia’ organizzata in occasione del decennale della Casa famiglia del Borgo Ragazzi Don Bosco. Presenti anche l’assessore alla famiglia del Comune di Roma, Gianluigi De Palo, e il presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, Melita Cavallo.
“L’aggressione dei tre bengalesi a Tor Pignattara da parte di alcuni sedicenni – ha aggiunto Forte – ha di nuovo acceso i riflettori sul disagio minorile. Un disagio che non va trascurato, soprattutto in questo momento di crisi che, sebbene siano lontani i tempi degli sciuscià, vede i giovani tra i nuovi poveri. E nel quale sono necessari interventi mirati, che all’accoglienza affianchino la formazione, proprio come quelli realizzati dal Borgo ragazzi Don Bosco”. Il Borgo Ragazzi Don Bosco da più di 60 anni opera a Roma in favore di adolescenti in difficoltà attraverso una serie di servizi qualificati in rete con le istituzioni pubbliche. Tra questi, la Casa famiglia situata tra il VI e il VII Municipio, che dal 2001 ha accolto 56 minori, la cui età media è di 15 anni. Oltre alla Casa famiglia, il Borgo ragazzi gestisce anche un movimento di famiglie affidatarie e solidali, un servizio si sostegno psico-pedagogico per adolescenti e genitori e un centro diurno di formazione professionale, dove ogni anno vengono accolti e formati con percorsi educativi personalizzati oltre cento ragazzi, tra cui anche minori sottoposti a misure cautelari. Un centro sostenuto dalla Regione Lazio attraverso il primo Piano contro la povertà che ne ha scongiurato la chiusura. “I giovani – ha aggiunto Forte – arrivano qui da esperienze di esclusione o di fallimento e trovano professionisti e volontari qualificati in grado di accoglierli e di avviarli alla vita e al lavoro. I numeri parlano da soli. Dei cento ragazzi ospitati dal centro diurno nell’ultimo anno 27 hanno conseguito la licenza media, 32 un attestato professionale. Era impensabile che un’eccellenza di questo tipo, che non fa assistenzialismo ma formazione, dovesse chiudere. Da qui la decisione di sostenerlo in maniera programmatica, inserendolo tra le azioni del primo Piano regionale contro la povertà”.

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“L’opera del Borgo ragazzi don Bosco ha un valore inquantificabile. Quello di tanti ragazzi che in questi dieci anni sono stati aiutati ad uscire dal disagio e dalla criminalità per riprendere gli studi e trovare un lavoro”. Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio,...