Medici Senza Frontiere (MSF) lancia l’allarme sulle disastrose condizioni sanitarie di decine di migliaia di nuovi rifugiati che dal Sudan cercano la salvezza nei campi in Sud Sudan e sull’inadeguatezza dei campi rifugiati, sovraffollati e privi di generi di prima necessità. Oggi a Roma presso la sede di via Volturno  Chiara Burzio, infermiera di MSF e Konstantinos Moschochoritis, Direttore generale di MSF italia hanno raccontato la loro esperienza. La situazione di decine di migliaia di persone che dal Sudan cercano la salvezza nei campi rifugiati in Sud Sudan peggiora di giorno in giorno. In particolare, negli Stati dell’Upper Nile e di Unity, dove l’assistenza medica non basta e mancano ripari, cibo e acqua per chi arriva già debilitato dopo un lungo cammino: in una sola notte 15mila persone hanno camminato per 25 chilometri in cerca di acqua. L’enorme afflusso di rifugiati è inarrestabile, con 1000 nuovi arrivi al giorno. Medici Senza Frontiere (MSF) ha avviato una massiccia risposta all’emergenza nei campi rifugiati, con oltre 50 operatori internazionali e più di 300 operatori locali. MSF sta effettuando più di 900 visite mediche al giorno, fornendo anche cure mediche urgenti per i malati più gravi tra i nuovi arrivati. L’organizzazione è inoltre impegnata nella prevenzione dei focolai di morbillo, con campagne di vaccinazione per i bambini sotto i 15 anni. “Vediamo molte cose difficili da accettare. Entrando nel campo, si cominciano a vedere persone sparse, ma poi all’improvviso ti trovi di fronte ad un mare di gente, la maggior parte seduta, al riparo sotto pezzi di plastica. Non ho mai visto niente di simile. Molti sono disidratati . Tutti sembrano malati ed esausti. Diversi sono appena arrivati dopo aver camminato per 30 km o più a piedi. Offrire loro dell’acqua, e vedere quanto velocemente essi bevono e quanto bisogno hanno d’acqua, è qualcosa che ti tocca profondamente”, racconta Chiara Burzio, dal campo rifugiati di Jamam nella contea Maban, Upper Nile State, Sud Sudan. Nello Stato dell’Upper Nile (Sud Sudan) i circa 35.000 rifugiati che hanno attraversato il confine nell’arco di tre settimane, hanno trovato campi rifugiati sovraffollati e con enormi difficoltà di fornire acqua sufficiente per i 70.000 rifugiati della zona. I nuovi arrivati si sono inizialmente stabiliti in un sito temporaneo, ma l’acqua è terminata e, nella notte di lunedì, 15.000 di loro hanno camminato per 25 chilometri in cerca di acqua. “Martedì mattina presto abbiamo fornito assistenza medica e installato punti di reidratazione lungo il percorso”, racconta Erna Rijnierse, medico di MSF. “È stata una scena veramente sconvolgente vedere alcuni dei più deboli morire lungo il cammino, troppo disidratati anche per le cure mediche più urgenti”. La situazione di questi rifugiati non potrebbe essere più urgente: hanno bisogno, nel più breve tempo possibile, di acqua, riparo e cibo. Nello Stato di Unity, il campo rifugiati di Yida è notevolmente cresciuto negli ultimi due mesi raggiungendo quota 50.000, con circa 1.000 nuovi arrivi ogni giorno. “Al momento, ciò che più ci preoccupa a Yida è che la metà delle nostre visite mediche riguarda malattie legate all’acqua contaminata, facilmente prevenibili con una corretta igiene, servizi igienico-sanitari e acqua potabile”, dichiara André Heller Perrache, capo missione di MSF in Sud Sudan. “Molti pazienti, soprattutto bambini, per i quali la diarrea può essere mortale, continuano a tornare in ospedale per essere curati più volte. Inoltre, la malnutrizione è in aumento”. Toccanti le testimonianze raccolte. “La mia bambina ha la malaria  – racconta una donna nel campo rifugiati a Yida, Unity State – e adesso è in ospedale da quattro giorni. Ha un mese. Siamo a Yida solo da una settimana. Veniamo dai Monti Nuba. Mio marito e io siamo fuggiti dalla guerra con i nostri dieci figli. Non avevamo cibo, né medicine, né un posto dove portare la mia bambina malata per farla curare. Ci siamo nascosti nella vegetazione dallo scorso giugno. Ci abbiamo messo due giorni per arrivare qui, a piedi, e la bambina si è sentita male a Yida. Volevo tornare indietro, aspettavamo la pace, e non è arrivata.”. E ancora “Il mio bambino è qui all’ospedale – spiega una donna nel campo rifugiati di Yida, Unity Statesoffre di diarrea, disidratazione e ha anche delle ulcere in bocca. Sta male da cinque giorni. Vengo da Kadugli, sui Monti Nuba. Sono scappata con i miei nove figli, e ho dovuto lasciare lì mio marito. Non ho più notizie di lui da quando siamo partiti per Yida a settembre. Abbiamo camminato per sei giorni, e siamo dovuti partire in fretta, portando via solo i nostri vestiti. Sono venuta insieme all’intero villaggio – siamo dovuti andare via tutti a causa della guerra. Ho visto persone morire lungo il tragitto, compresi tre bambini. Da quando siamo qui, i miei figli soffrono spesso di diarrea – stanno sempre male. A volte le razioni di cibo che riceviamo non durano fino alla fine del mese. Abbiamo fame.”


agoratvCRONACAINCHIESTE
Medici Senza Frontiere (MSF) lancia l’allarme sulle disastrose condizioni sanitarie di decine di migliaia di nuovi rifugiati che dal Sudan cercano la salvezza nei campi in Sud Sudan e sull’inadeguatezza dei campi rifugiati, sovraffollati e privi di generi di prima necessità. Oggi a Roma presso la sede di via...