Dottor Flavio Cannistrà, psicologo

Un disturbo di cui si sente tanto parlare, spesso per via dei suoi risvolti cinematografici e artistici, è la schizofrenia.
Ma di cosa si tratta, nello specifico?
Innanzitutto va detto che rientra all’interno dei disturbi psicotici. Per dirla in poche parole, sono disturbi caratterizzati in particolare dalla presenza di deliri e allucinazioni, e più in generale da un’alterata percezione della realtà.
Nella schizofrenia in particolare abbiamo due ampie categorie di sintomi, detti positivi e negativi. C’è da chiarire che i termini “positivo” e “negativo” non si riferiscono alla qualità dei sintomi (come se i primi fossero buoni e i secondi cattivi), ma denotano rispettivamente la “presenza” e “assenza” di certe condizioni. I sintomi positivi sono quelli che normalmente non sperimentiamo e che invece sono presenti nella schizofrenia; i sintomi negativi, invece, denotano un’assenza di condizioni psicologiche che di solito invece sperimentiamo.
Facciamo degli esempi.
I sintomi positivi, in generale, sono distorsioni o estremizzazioni di alcune funzioni psichiche. Ad esempio del pensiero, e in tal caso parleremo di deliri; oppure della percezione, e allora parleremo di allucinazioni. Altre distorsioni possono riguardare il linguaggio (per esempio con la nota “insalata di parole”) o i comportamenti (magari disorganizzati o catatonici).
Coi sintomi negativi, come abbiamo detto, ci troviamo di fronte a un’assenza, una riduzione. Ad esempio l’espressione delle emozioni può ridursi di intensità o limitarsi notevolmente; o il pensiero e l’eloquio possono risultare meno fluidi; o ci può essere una forte difficoltà a mettere in atto dei comportamenti diretti a un obiettivo (abulia).
Analizzare tutti i sintomi uno per uno sarebbe un lavoro lungo. Potremmo allora concentrarci sui due più caratteristici citati sopra: i deliri e le allucinazioni.
I deliri sono delle convinzioni errate. Spesso nascono da interpretazioni sbagliate di percezioni o esperienze. Possono avere diversi temi, per cui li distinguiamo in deliri di persecuzione (in cui la persona è convinta di essere tormentata, inseguita, ridicolizzata, ecc.), di riferimento (in cui è convinta che gesti, commenti, testi, ecc. siano diretti specificatamente a lei), di grandiosità, religiosi, ecc. Naturalmente tutti abbiamo le nostre convinzioni e diamo interpretazioni soggettive di percezioni o esperienze. Il delirio, però, raggiunge un’intensità tale da essere fortemente disfunzionale e inoltre viene mantenuto nonostante ci siano prove schiaccianti che lo confutano.
Le allucinazioni, invece, sono delle percezioni di qualcosa che non è presente. Possono riguardare tutti e cinque i sensi, benché quelle uditive siano le più comuni; ad esempio si possono sentire delle voci distinte dai propri pensieri. Il contenuto delle allucinazioni è variabile, anche se nel caso delle voci quelle più frequenti sono denigratorie o minacciose. A tutti, in realtà, può capitare di avere allucinazioni. Ne sono un esempio quelle che si manifestano durante l’addormentamento (allucinazioni ipnagogiche) o durante il risveglio (ipnopompiche), oppure quelle occasioni in cui sembra che qualcuno ci chiami per nome, ecc. Queste, però, sono esperienze normali e comuni praticamente per tutti.
Le psicosi sono sicuramente tra i disturbi più difficili da risolvere e in alcune situazioni è possibile ottenere uno stato di notevole miglioramento e ripristino delle attività sociali-relazionali, più che una guarigione definitiva.

I farmaci, inoltre, sono quasi sempre necessari.
Tuttavia, le scuole di pensiero sono molto divise in merito. Ad esempio, proprio perché il termine “psicosi” rimanda a una male inguaribile, l’approccio strategico preferisce parlare di “presunte psicosi”, per evitare di dare ai pazienti delle etichette che si trasformino in condanne. Esistono infatti condizioni psicotiche che possono essere risolte con degli interventi specifici: in questi casi non si tratta di disturbi inguaribili. Questo è molto importante e non è solo una questione di termini: se infatti approcciassimo fin da subito a un disturbo considerandolo una “vera” psicosi, partiremmo dalla convinzione che abbiamo di fronte un paziente inguaribile. E naturalmente se sei convinto di non poter vincere una battaglia, è molto difficile che tu ci riesca.

Dott. Flavio Cannistrà
psicologo a Roma e a Monterotondo
www.lostudiodellopsicologo.it
340 95 488 35

Letture consigliate:
Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: Ponte alle Grazie.

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