ROMA – “MEMORIA DELL’ATTESA L’OMBRA DELLA SHOAH”. LE OPERE DI VITO MIROBALLI ALLA CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA
Vito Miroballi è l’autore di un ciclo pittorico realizzato per la Casa della Memoria e della Storia e dedicato al tema della Shoah. Circa cinquanta opere – in tecnica mista su carta – raccontano, con un segno che evita ogni elemento descrittivo, l’attesa spaventosa di una fine insensata e feroce. Lorenzo Canova, curatore della mostra Memoria dell’attesa. L’ombra della Shoah. Opere di Vito Miroballi, così ne descrive i contenuti «L’orrore descritto viene “rappresentato” in immagini crude e simboliche, le quali riportano alla memoria tutto il dolore senza possibilità di racconto. Il colore è una macchia dolente come ferita non rimarginata. In questi spazi, reali e allo stesso tempo allucinati, il pittore colloca quindi i suoi personaggi senza volto e spesso anonimamente in fila, incolonnati da un sistema malvagio. Proprio di quell’attesa, simbolicamente, il pittore ha voluto tracciare la memoria dipinta, come se quell’attesa fosse il solo momento rappresentabile di un evento storico che trascende ogni limite arrivando alle soglie dell’indicibile, nonostante la necessità ineludibile di conservarne le testimonianze e la verità storica». Alla Casa della Memoria e della Storia dal 28 novembre 2012 all’11 gennaio 2013, l’iniziativa, a cura della Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia, è promossa da Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, Dipartimento Cultura – Servizio Programmazione e Gestione Spazi Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. «Desolazione, nebbia, fumo. Solitudine, ma forse ancora di più negazione» – questa l’emozione suscitata dalla mostra nell’Assessore Dino Gasperini – «Sono sentimenti di straniamento, abbandono, disperazione, ma anche, ancora forte, speranza – quella “naturale” legata indissolubilmente alla vita – a essere ritratti nelle opere di Vito Miroballi dedicate alla Shoah. In un percorso di apparentemente progressiva astrazione, l’immagine della violenza dell’uomo sull’uomo, sintetizzata nella massa informe in perenne viaggio, senza “tregua”, diventa materia da cui parte l’artista per arrivare all’essenza dello spirito, che è l’uomo. Singolo e solo. Nel caso specifico, uomo sofferente, piegato e piagato, schiacciato dalla costrizione fisica e psicologica della fine annunciata. La forma si perde per liberare la sua ombra. È il dolore che si fa pelle livida, deformando il contorno fino ad annullarlo e diventare maschera. Senza occhi, né bocca, gli uomini di Miroballi diventano soli. E non è soltanto questione di spirito, ma pure, purtroppo, di materia. In un rovesciamento di canoni, dall’essenza si torna alla carne per ricordare che dei tanti coinvolti nel viaggio verso l’abisso pochi riuscirono a tornare per testimoniare la forza della vita e le atrocità dell’uomo. Sono abissi, scontri, caos, albe che non credono più in se stesse, tramonti minacciosi e sogni che si trasformano, in realtà, in incubi, per togliere all’uomo anche la fuga della fantasia».
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