E’ stata un’occasione per raccogliere fondi a sostegno dell’associazione contro la pedofilia la “Caramella Buona” e per parlare della violenza di cui sono vittime le donne la “Cena con delitto” che si è svolta a Monterotondo con la criminologa Roberta Bruzzone. L’evento è stato organizzato dall’associazione culturale “La Giara Nera”, che ha prodotto il cortometraggio “Il caso di Marta B.”, con la regia e la sceneggiatura di Emma Moriconi e il soggetto di Roberta Bruzzone. Partendo da questo lavoro i partecipanti, tra cui anche il Segretario Nazionale de La Destra, Francesco Storace e il consigliere regionale Roberto Buonasorte, hanno messo alla prova le loro doti investigative nell’individuare l’assassino.

Solo negli ultimi quattro mesi sono state oltre 50 le donne uccise in omicidi che vengono definiti passionali, ma che in realtà con la passione non hanno nulla a che vedere.

“Assolutamente no, infatti, recentemente ho ammonito la comunità scientifica in modo tale che cessino di chiamarli in questo modo. Questi sono “femminicidi”, cioè omicidi di donne, uccise in quanto donne, in quanto compagne, in quanto amiche e in quanto madri. Ragion per cui credo che sia fondamentale chiamare questa tipologia di delitti in maniera decisamente più vicina alla loro drammatica realtà. La passione con questo tipo di omicidi non ha nulla a che vedere. Hanno a che fare con il controllo, con il possesso, con la patologia in alcune occasioni, ma certo non con la passione”.

Ci sono dei segnali a cui bisogna prestare attenzione?

“Indubbiamente sì. Gli uomini che con maggiore probabilità arriveranno a macchiarsi del sangue delle loro compagne o ex compagne, sono comunque persone votate al controllo della loro partner anche durante la relazione. Tendono a isolarla, ad indebolirla psicologicamente, a renderla vulnerabile. In particolare cercano di far credere a questa donna arrivi a non fidarsi più di se stessa a non credere che questa donna possa vivere senza il suo aguzzino e questo è un percorso che inizia molto prima della fase finale omicidiaria”.

Molti omicidi sono rimasti irrisolti: in alcuni casi assistiamo al fallimento della prova scientifica, si è trascurato forse il fattore umano?

“Ma guardi, alcuni dei fallimenti che obiettivamente abbiamo sotto gli occhi anche in un periodo recente, sono maturati attraverso una serie di errori piuttosto importanti commessi nell’approccio alla scena del crimine e al momento dell’analisi e raccolta delle informazioni che sono presenti sulla scena. Però va anche ricordato che per fortuna, comunque buona parte degli omicidi che si verifica all’interno di questa tipologia, quindi all’interno della sfera delle relazioni della vittima, vengono risolti con termini molto rapidi e con assoluta chiarezza. E’ chiaro che possiamo migliorare, dobbiamo migliorare e in particolare dobbiamo cominciare a considerare in maniera più attenta e metotdologicamente più vicina a quello che è lo standard internazionale in particolare al momento dell’accesso alla scena del crimine”.

Come ragiona una criminolaga, che è un po’ quello che lei traccia nel suo libro “Chi è l’assassino – Diario di una criminologa”.

“Cerco di lavorare principalmente sui dati obiettivi, quindi lavoro moltissimo sulle informazioni che sono sulla scena del crimine, sull’affidabilità di queste informazioni e attraverso queste e soltanto queste, cerco di ricostruire quello che è accaduto sulla scena, ricostruendo le cosiddette tracce comportamentali. Attraverso questo tipo di percorso è abbastanza semplice, una volta completato e affrontato nella maniera corretta e con le informazioni affidabili, riuscire a comprendere non solo cosa è accaduto, ma chi può aver commesso quel fatto”.

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E’ stata un’occasione per raccogliere fondi a sostegno dell’associazione contro la pedofilia la “Caramella Buona” e per parlare della violenza di cui sono vittime le donne la “Cena con delitto” che si è svolta a Monterotondo con la criminologa Roberta Bruzzone. L’evento è stato organizzato dall’associazione culturale “La Giara...