Le immagini di Evgen Bavčar, esposte dal 19 gennaio fino al 25 marzo presso il Museo di Roma in Trastevere, sono una vera e propria sfida al limite fisico della sua cecità. Ognuna di esse, raccolte nella mostra “Il buio è uno spazio”, nella sua poeticità, rimarca una volta di più quanto guardare e vedere siano due concetti estremamente diversi, e sottolinea la profonda sensibilità di questo incredibile fotografo che riesce a mostrarci aspetti del visibile a noi ignoti. Le opere prendono forma dai suoi ricordi e dalle suggestioni evocate dal mondo circostante, che Bavčar rielabora con grande profondità, creando “visioni dell’anima” oniriche ed emozionanti. Evgen Bavčar è uno degli autori più apprezzati del mondo della fotografia ma è anche non vedente dall’età di dodici anni, quando due terribili incidenti hanno gettato nel buio la sua vita. Costretto a fuggire dall’oscurità esteriore trova rifugio nei luoghi più nascosti della propria anima, percorrendo territori inesplorati ed indefinibili e restituisce il frutto della sua ricerca attraverso una serie di immagini mentali che attinge da un “presepe di ricordi”. Dall’archivio della memoria estrae immagini che svelano un mondo interiore ricco e circondato di misteri. Le sue fotografie hanno il profumo della Slovenia ed esprimono il ricordo di spazi, luci e forme della sua infanzia. Molti gli chiedono come fa a fotografare. Risponde: “Mi dovete chiedere non come, ma perché fotografo. Scatto in rapporto ai rumori, ai profumi e soprattutto in relazione alla mia esperienza della luce. Poi scelgo le mie foto facendomi consigliare da amici con lo sguardo libero da ossessioni personali”. La mostra in esposizione a Roma presenta una selezione delle sue famose stampe in bianco e nero e – in anteprima assoluta per l’Italia – alcuni dei suoi scatti a colori.

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Le immagini di Evgen Bavčar, esposte dal 19 gennaio fino al 25 marzo presso il Museo di Roma in Trastevere, sono una vera e propria sfida al limite fisico della sua cecità. Ognuna di esse, raccolte nella mostra 'Il buio è uno spazio', nella sua poeticità, rimarca una volta...